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[Beijing +134] Incomprensioni

E
in questo silenzio
penso al losco tiro muto
riservato alle mie
spalle
onoratissime!
perché non parli
così che
potrò studiarti
lingua a sonagli

sputa
in bocca ai tuoi fratelli!

Dopo
mesi di Cina, sento di stare mettendo a frutto le esperienze passate.
Domani tornerò a Shanghai: da un lato sono contento, perché
mi pare di tornare a casa, dall’altro mi dispiace, perché
Beijing comincia veramente a piacermi e non solo per le inifinite
possibilità di trovare più posti rilassanti, anche a
soli dieci chilometri, per sfuggire allo smog terribile (si sente
proprio puzza).

Inoltre
ho trovato un pub, dopo innumerevoli deliri nel buio di strade a nord
ovest (vicino alla zona olimpica), con il tassista che mi porta in un
posto, un altro che mi indica un altro e infine sono arrivato. Un pub
british style, gestito da alcuni ragazzetti cinesi molto simpatici,
con uno schermo gigante e svariati televisori. Sono andato a vedermi Galles Italia di
rugby. Un solo gallese e un solo italiano (io). In mezzo tanti
albioni a tifare Italia, salvo imprecare (io) per l’asfaltata che ci siamo
presi. Ancora deluso dal derby di settimana scorsa (e pre goduria di ieri), ho anche avuto una discussione con un paio di tamarri cinesi: volevano che sullo schermo grande proiettassero Liverpool contro qualcosa. Al che gli ho detto, "Hey non se ne parla: rugby. Guardatevi il vostro fottuto calcio sulle tv, che ne abbiamo le palle piene di calcio, calcio e calcio!!". Alla fine hanno fatto vedere il rugby anche perché il mio compagno di petizione, il gallese, era evidentemente andato già "oltre" con le birrette…

La partita lasciamo perdere. Tanto a poco, senza reagire. Abbiamo fatto una meta grazie a un loro errore, per il resto è stata lezione di rugby. Belin,
mai una soddisfazione, se non per le birre e gli ottimi spunti di
osservazione, comprese interminabili partite a biliardo con un tipo
inglese che pensava di essere forte, e invece era grammo come il
peccato.

Rispetto a Shanghai, a Beijing è decisamente più
un casino cavarsela in caso di problemi. A me ne sono successi di
ogni. Stamattina l’ultimo. Sono andato in un mega complesso dove
vendono di tutto. Faccio per ritirare. La macchinetta mi dice, “Sorry
eh, cioè NOI ti abbiamo addebitato i soldi che hai ritirato,
ma TU devi sucare perché qui non ce ne sono più”. Eh?

Mezz’ora
per trovare qualcuno che parlasse in inglese e poi ho risolto. Prima
però ho patito e mi sono innervosito, anche perché ho un raffreddore bastardo cane. Ho subito chiesto a un solerte poliziotto posizionato all’entrata (a Pechino
è come a Roma: sono dappertutto e tanti). Gli ho chiesto, in
cinese, se poteva aiutarmi. Gli ho chiesto, però, se parlava
inglese, perché cioè spiegare quello che mi era
successo in cinese…non sono proprio capace. Niente, ha cominciato a parlare in cinese. Io ho
cominciato a incazzarmi. E lui continuava a parlarmi in cinese. E io,
"oh (in cinese) ti sto dicendo che non capisco la tua fottuta lingua".
E lui si è messo a ridere e ha continuato a parlarmi, tutto
ebbro della sua cazzo di divisa. Da superiore, da chi la sa lunga, da chi cioè guarda te se deve perdere tempo con uno straniero. Allora gli ho preso il braccio che continuava a muovermi in faccia e gli
ho detto “Non sto capendo, cazzo, ti plachi o no? Indicami qualche
cazzo di manager di sto posto” (hanno “manager” per ogni cosa,
qui…).

Non
l’avessi mai fatto! Ha cominciato a incazzarsi pure lui. Gente che
passava e guardava. A quel punto ho mollato il colpo, anche perché
ho visto arrivare individui con le scarpe di legno e lucide e ho
capito che era meglio lasciar perdere. Alla fine ho risolto, sono
ripassato da lui e gli ho detto, in inglese, “sei proprio uno
stronzo, fottiti”.

Minchia!
“Fottiti” l’ha capito!

(sotto, due, foto,
due, della muraglia, dove per altro ho incontrato un genoano, vistosamente intirizzito – e "imbaccuccato" per il freddo atomico…:-)

 

   

 

   

Posted in Pizi Wenxue.


[Beijing + 133] Vecchio Balordo Pechinese


Non
importa se la vita sarà breve, vogliamo godere, godere, godere

Intanto
un bacio incommensurabile e intergalattico ad Hellas, che da sola è
andata a Udine…3-5 come godo, quasi non ci credo…Ottavo posto,
Borriello capocannoniere. Peccato per il biscottone genovese ampiamente previsto dell’ex
ciclista, vediamo che dirà il mio socio…in sua difesa!

Pinuccio
stasera stava, al solito, per farmi morire. Per vederla in streaming ho installato un nuovo robo cinese che mi ha sfanculato tutto il pc. In questi giorni avrò scaricato dieci software di streaming, ma il Genoa è sempre su qualche software che ogni volta mi devo reinstallare ex novo. Sacramentu! Vedevo le merde e la Roma, il Cagliari e il Livorno, ma non il Grifo. A quel punto ho acceso Radio Nostalgia. E Leon l’ha messa subito dentro! A quel punto sono stato fino all’1-1 immobile. Sul 3-3 mi aveva preso la depressione. Poi il dramma da defibrillatore. O forse era ancora il gelo della visita mattutina alla
Grande Muraglia. Non so se per quello o meno, ma sul 2-1 per i furlani ho preso anche un Aulin…Giornata di freddo clamoroso, partenza alle 8 per andare a vedere sta Muraglia. O meglio alla parte della Muraglia che si trova a una sessantina di chilometri da Beijing. Ero perfino emozionato e mano a mano che l’auto saliva, vedere alcuni brandelli e chilometri di quella costruzione, mi dava una sensazione inspiegabile. Peccato che oggi fosse una gionata nuvolosa, senza il tiepido sole che sta rendendo meno gelide le giornate pechinesi. Chi diceva meno dieci, chi meno cinque. In ogni caso faceva
un freddo dell’orso e dopo alcun chilometri di salita con pendenze terribili, che mi sembrava
di andare all’indietro, è arrivato il caldo. Soprattutto: uno
spettacolo clamoroso, reso ancora più magnifico dal Grifone
corsaro di Udine.

Per propiziare il post derby sono anche andato alle tombe Ming. L’aria spartana dell’atmosfera confuciana mi ha ricomposto l’amargura e restituito un’ora di serenità rude, antipatica, burbera e mugugnona (avevo una fame da Gesù Bambino nella stalla, dopo i chilometri in salita) ma godibilissima.

Prime
foto pechinesi: Hutong e Tien An Men notturna…Gli hutong sono le
casette della vecchia Pechino che resiste ai grattacieli e alle
novità urbanistiche. Casette di pietra, viuzze strade,
labirinti di svolte, gente indaffarata in ogni genere di attività. Ad avere culo si può girare per alcune
ore e sbucare direttamente là. Sulla grandezza della Città
Proibita, dopo una breve, ma intensa, gita nei giardini poco
distanti. Per le Olimpiadi sono in attività, tra le case di
pietra, alcuni volontari con la fascia rossa al braccio. Sono
abitanti che devono controllare che non ci sia alcun
malfunzionamento. Devono segnalarlo e provvedere. Salvaguardia
dell’antichità e moderno controllo sociale diffuso.

Hellas!
Ti.s…non so se sono più orgoglioso o preoccupato! 😀

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[Shanghai – Beijing + 127] Rivincite

Exit
light
Enter night
Take my hand
Off to never never land

Mangiando
anatra alla pechinese Ly e il suo amico attore mi spiegano che a noi
occidentali interessano cose che a loro invece non interessano. Le
critiche occidentali, le menate sulla democrazia. Vogliamo solo
vivere bene, tranquilli ed in pace. Non importa se il Governo mente,
finché salvaguarda la nostra unità a noi va bene
,
mi dice D., aspirante attore di fiction televisive. Una bella storia, interessante, emozionante e bizzarra. Chissà prima o poi la racconto. Communism is
bullshit, but Communist Party is Great
.

Chiaro.
Non vogliamo fare la fine dell’Unione Sovietica.

La
prima notte pechinese la passiamo nella zona di BackSea: un lago
ghiacciato su cui si affacciano pub e locali. Decisamente diversi da
Shanghai. Freddo, musica che proviene dagli interni. Colori tendenti
al rosso, in un mix di luci e ombre mooooolto Beijing.

Entriamo
in uno di questi locali, si chiama Sex and da City. Non so
perché. Non so cosa c’entra il da. Insieme a noi ci
sono una ragazza, altra attrice, vestita di rosso, come fosse in
maschera, stivalozzi neri aggressive, trucco pesante e aria da
bevitrice incallita. Con lei c’è il suo amichetto, un
sudcoreano. Immediatamente scatta la sfida, per la rivincita dei
mondiali del 2002. Ladri, gli dico. Lui ride.

Io
prendo una birretta, loro ordinano – subito – una bottiglia di Jack
Daniels. Sticazzi. Arrivano frutti e fiori e qualità. Io sono
spaccato, sono sei giorni che non dormo. Giochiamo ai dadi, una sorta
di tocchi genovesi, in cui bluffando devi indovinare cosa
hanno gli altri sotto il loro bicchierino. Divertente, il primo
turno, poi diventa un po’ una mennata. Ma d’altronde non si può
fare altro. La musica è alta, parlare non se ne parla. Si
gioca. Se perdi, bevi. Too boring. Si cambiano le regole. Se
perdi, devi ballare per un minuto. Il locale non è strapieno,
occidentali di sessant’anni ballano con ragazzine. Gli italiani li
riconosci subito: pensano che all’estero tutto sia possibile. Così
individuo immediatamente un uomo che avrà cinquant’anni con
pantaloni rossi, camicia aperta sul davanti, attaccattura dei capelli
dietro le orecchie e capelli unti e bagnati. E lunghi, tipo il cantante degli Scorpions per intenderci. Disgusting. Sul
bancone, dove siamo appoggiati, ballano alcune ragazze. Musica hip
hop. Fumo, rumore, ma meglio di tanti pub shanghaiesi. Poi si
cambiano di nuovo le regole. Se perdi balli, se fai un tot di punti
puoi chiedere ad altri di ballare. E arriva il momento.

Non
so come, non so perché cambia la musica. Metallica, Enter
SandMan. Io e il coreano. Ci tocca. Solo che lui tazza da paura e
sale sul bancone. Standind Ovation. I like Totti. Mentre la
nebbia ci avvolge, it’s pollution, man, torniamo a casa. Oggi
faccio il turista.

E
la nebbia quando cade
tra le braccia della sera
ci fa sentire
come dei fantasmi
sopra una corriera.

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[Shanghai +125] Rimedi

Quello
che so, è che tu sentirai
tutta la rabbia che ho
io
sono qui, e tu conti su me

pensa
che ridere…
per me che conta soltanto la mia
di
solitudineeeeeeeeeee

Il
bar ha luci azzurrine e viola. Il corridoio è stretto, poi si
allarga, poi si restringe. Buio, fumo, rumore di palle da biliardo.
Due suoni assordanti. Uno proviene dal piccolo palco: due ragazze
filippine cantano Because The Night. L’altro proviene dal
corridoio che porta ai cesui. Da lì si entra in una Ktv. Ci
siamo capiti.

Hello
my friend
. Ci conosciamo? Birra? Uhm si. Oklaaa. Ah
belin, ma solo malesiani in questo paese? Hey hai qualcosa contro
i malesiani?
No no. Ah no perché qui pensano che ancora
stiamo nella giungla.
Ah no, io no. Ah bene. Grosso,
largo, sfatto. Occhi piccoli, mani grandi. Beve cognac. Finisce la
canzone. Una delle due al microfono mi dice che sono in ritardo. Eh
c’era una partita, abbiamo perso eh…penso tra me e me.

Il
malesiano ha voglia di chiacchierare. Passa le dita sul bicchiere,
scruta l’orizzonte che arriva, più o meno, fino alla bottiglia
di liquore che ha puntato da tempo. I due camerieri sbucciano mele.
Me ne offrono un pezzullo. Lo prendo. Chi vespa mangia le mele. Arriva una ventazza
fredda dall’ingresso, faccio per spostarmi. In tv Bayern Monaco
contro qualcosa. Fa freddo fuori. Ma si può sopportare. Sono
gli interni il problema: fa freddo anche lì.

Si
chiacchiera tra un bicchiere e l’altro, tra una canzone e l’altra,
mentre frotte di giappons entrano, escono, accompagnano, sono
accompagnati. Occhi lucidi, capelli bagnati, vestiti stropicciati.
Ormoni che si toccano, occhiate che si sfasciano. Non noto nessuno
con i fianchi fasciati da un qualsiasi abito di percalle. E si
chiacchiera con il malesiano, novello Sandokan di Cina. Si parla di
un po’ di cose e finalmente si arriva al top, dopo uno sforzo atroce
per capire il suo business. Talmente atroce, che non ho capito,
sinceramente. Vende. Qualcosa. Forse, vende tutto quanto gli capiti
sotto mano. Non è l’unico che conosco a fare questo, da queste
parti.

Sto
cercando una casa a Beijing perché ho un grosso cliente e devo
essere lì per sei mesi
, mi dice. Ah si? Si. Ah
anche io. Ah. Eh. Per
le Olimpiadi, dico. Perfetto. Perfetto cosa? Facciamo un
accordo
. Eh? La
cosa mi ricordava qualcosa. Che accordo? – chiedo. Se mi dai
duemila euro l’affittiamo per tutto l’anno e io te la lascio ad
agosto e naturalmente, insomma puoi venire quando vuoi, ma a me ad
agosto non interessa
. Che ne dici? Eh devo pensarci. Eh
ok pensaci
. Ok. Io vado al cesuo, poi dammi la risposta.
Eh belin, pisci per un paio di giorni?

Pensavo
fossero stronzate, però, con i cinesi, malesiani,
singaporeani, con cui ho avuto a che fare non ho mai visto firmare un
contratto in un ufficio. E soprattutto ho capito una cosa: il
contratto per loro è solo l’inizio della contrattazione.
Ovvero il resto, non è lavoro: è tempo per cambiare le
condizioni.

Duemila
euro mi sembravano una buona base per partire. Allora sono andato
anche io al cesuo, per celebrare il momento con un simpatico
parallelo. Una ragazza sciabatta nel corridoio. Uh, mi ferma,
trafelata, da dove vieni? Da qui sotto ho la stanza in questo edificio eh…Ma no! Da dove vieni, il paese?! Ah…Idaly Idaly. Uh, io riconosco sempre l’età: scommetto che hai venticinque
anni vero?
Seeeeeeeee, Bella! Non ho mica vent’anni. Ne ho
molti di meno, e questo vuol dire (capirai) responsabilità
perciò

Incrocio Sandokan. Che da uomo di queste parti, la tipa non la prende manco in considerazione. Hai deciso amico? Eh facciamo che ora al cesuo ci vado io e ci pensi tu. Oklaaaaaaaaa.

Torno,
affare fatto. Ok dammi il tuo cellulare ci vediamo a Beijing e
andiamo a vedere l’appartamento
. Uhm si. Puoi fare un sacco di
soldi
. Ah si. Ehy my friend. Ad agosto lo affitti a tre
quattro volte. Ma non sei contento?
Si si. Cosa è
successo my friend?
Niente, è che mi sono morti tutti i
cugini poco fa e allora capisci? Una strage, ho buttato il cellulare
nel cesso, stavo per spaccare il computer insomma…Ok oklaaaa,
ci vediamo a Beijingaaaaaaaa. Sì si.

Ci
vediamo a Beijing. Come cazzo ti chiami, Sandokan?

Non
è stata colpa mia
siamo andati in culo al mondo
ma ci
sei finito dentro
e ci son venuta anch’io
che mi son venduto a
dio
per non esserti lontano
in un giorno disumano

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[Blackswift] Freezer

Con i
tempi consueti, usciamo, con il mio socio, con il nuovo raccontino.

Freezer.

"E
perché
sono tutti nervosi (I volti intorno
si fanno
gravi). Perché piazze e strade
si vuotano e ognuno torna a
casa?".

"E che fa buio e i Barbari non vengono,
e
chi arriva di là dalla frontiera
dice che non ce n’è
più neppur l’ombra".

"E ora che faremo senza
i Barbari?
(Era una soluzione come un’altra,
dopo tutto…)".

Il
racconto è qui. 🙂

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[Shanghai +124] Periferie

E’
giusto che anche le minoranze – ogni tanto – esultino.

"Cassano
chiede il sostegno ai tifosi dell’altra squadra di Genova. La
Gradinata Nord, invece, non ha bisogno di richieste. Canta. Sempre più degli altri.” (Pinuccio Brenzini)

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[Shanghai +123] Notti

Da
sempre noi siamo così
come
un’onda che viene dal mare
cantiamo
forza Grifone
voi
non ci potete fermare
E quando cantiamo per te
ci
vien dal profondo del cuore
Combatti
e vinci per noi
forza
Vecchio Grifone
(Bligata
Buliccia)

Eh
notte di lacrime e preghiere, esser doriano non sarà mai il
mio mestiere. Ma
il mio mestiere NON è. E
allora: basti una cosa: De Andrè tifava Genoa.

Oklaaa
come dicono i miei amici malesiani. Notte prima del derby. Faccio
un salto a Xintiandi. I miei amici cinesi stasera giocano a carte. A
me non piace giocare, figurati guardare. Guinness: 8 fottuti euro. Sa
di metallo. Vabbè.

Sai
giocare a biliardo?

Ehm
no.

E
a cosa sai giocare?

Uhm,
calcio?

Bleah.

Vabbè
ma che cazzo vuoi?

Giapponesi
cantano qualcosa tipo “qualcosa Queen”.

So
delle parole in giapponese.

Ah
davvero?

Si.

Come
mai?

Bah
buh bih
(sembra Ajorn…;-)

Vabbè
che cosa ci sto a fare, qua?

In
Cina la cosa che preferisco è la seguente: perdermi. Mi manca
l’albergo dei ragazzi, dove di solito passavo, era la serie C, per
urlare, Cazzo, andiamo, cazzo. Perdersi
camminando è qualcosa di inspiegabile ai miei amici cinesi. Se
sapessero quanto mi perdo, non solo nelle strade, ne rimarrebbero
agghiacciati.

Ho
trovato un pub, a Shanghai, che trasmette il Sei Nazioni. Valido
viatico di luppolo per non soffrire. Il
tipo nella foto, mi ha offerto uno stick. Perché
uno lo aveva fatto cadere. E perché, in cinese, gli ho detto che era troppo caro, uno spiedino caduto per terra. Allora ho barattato il mio temporale, con una foto in posa. Non c’è stato verso, di non fargliela in posa.

Un
abbraccio al mio socio. Un abbraccio forte.

 

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[Shanghai + 122] Sposalizi

Ha
lo stomaco magro
questa giovane sposa
dovreste farla
mangiare
di più
ha un brutto sogno da donna
che non
dice a parole
ma sposta metro per metro
nell’erba fredda.

Poiché
ieri a Badminton ho buscato (21-5; 21-15…ma domani tocca al ping pong e in quel caso non sarà una scoperta come è stato ieri il Badminton che altro non è se non il "volano", solo che ti fai un culo quadro a correre avanti e indietro e a picchiare sulle piume della pallina che ha svolazzi strani e imprevedibili) oggi ho accompagnato il mio
amico cinese a un “evento”. Una ragazza che lavorava nell’ufficio
accanto al nostro si è licenziata, per mettere su una piccola
azienda che organizza matrimoni. Qui è un business mica male:
anche i meno abbienti spendono almeno 10 mila euro per organizzare un
matrimonio con i fiocchi. Prima vanno in Comune a stringere il patto
civile, un certificato. Poi aspettano sei mesi circa e quando arriva
il certificato fanno il festone. Deve essere figo perché “ci
mettono la faccia”, altro concetto fondamentale nella socialità cinese.

Due
ore di scenette, vestiti e ricostruzione di un ipotetico rapporto tra
la coppia pronta a sposarsi. Poi
poiché ho il nuovo giocattolo ho fatto qualche fotografia.

 

Questa
sotto è la nostra amica…

 

Questi
sono i tipici topi sparsi ovunque…

 

Questa
è la vista dalla mia finestra…tre minuti fa.

 

 

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[Shanghai +121] Lezioni

Libertà
fiammanti per noi prigionieri
figli di un odio bellissimo 

bombe
contro il cielo per incoronare
religiosi inferni romantici

uomini uomini uomini
e tutti

a
metà

Oggi
ho imparato due cose e forse ne imparerò una terza. Intanto fatevi una risata: me l’hanno segnalata oggi: Mao che offre donne
cinesi, nel 1973 a Kissinger.

Allora,
la prima è una lezione professionale, diciamo,
imparata in Cina, ma proveniente dalle nostre zone italiote. Ovvero
:
non serve a niente essere in un luogo e sentirsi dire dal vicino di
scrivania che Spielberg è un fallito. Non serve a
niente essere in un luogo per sentirsi dire, dal cameriere di un
“Caffè Italia” in Nanjin Road che Spielberg è un
fallito. Non serve a niente spiegare che, per fortuna, anche
qualche cinese si organizza ed è possibile trovare risorse on
line. Non serve a niente essere in un luogo per leggere, in un
editoriale di un quotidiano cinese, senza mezzi termini, che
Spielberg è un fallito. Non serve a niente essere in un
luogo e percepire, da più discorsi, che i cinesi pensano che
più gli occidentali rompono la minchia con i diritti umani,
più loro pensano che il Partito abbia ragione (e che Spielberg
sia un fallito, ET un coglione, eccetera eccetera). Non serve
a niente, infine, ricevere in più discorsi l’opinione che dopo
le olimpiadi i cinesi faranno una simpatica traversata: verso Taiwan.
Non serve a niente esserci, hic et nunc. Collegare i puntini,
organizzare le sensazioni. Non vale mica un cazzo!

O
meglio: salvo rare eccezioni, tutto questo serve, può essere
utile, può essere preso in considerazione, può attirare
una minima attenzione se il potenziale datore di lavoro è di
destra o comunque di centro, o comunque, sicuramente, espressamente,
irrimediabilmente, non di sinistra. Fischia il vento,
infuria la bufera.

La
seconda, più locale, diciamo: anche Xiantandi, la zona
fighetta di Shanghai, durante questo periodo invernale e poco
turistico può regalare due ore di passeggiata serena, lambendo
il parco e deragliando nelle zone dei manovali, facchini, uomini di
fatica, raccoglitori de nocchie. Zona interna, sprofondata tra
i grattacieli: solo dall’alto, o camminandoci dentro, ci si può
accorgere di una città nella città.

Terza
potenziale lezione: oggi inizia la sfida. Italia
vs China.
Prima partita, ore 18, palestra comunale
di Shanghai Ovest (e
supermegacomunista, abbonata a Il Manifesto ancora
prima che Ello nascesse, da generazioni di gestori delle peggiori
palestre cinesi. Poco conta che Ello arrivi qui, e sulle notizie, con una
buona settimana di ritardo:
quando c’è sentimento,
non c’è mai pentimento
): badminton.
Prossimamente, squallido bar vicino alla zona dei pub: ping pong.
Due scuole a confronto: quella voltaggina (di me medesimo) e quella
shanghaiese. Terzo, non so dove precisamente, il prossimo venerdì:
football (a 11). E lì son cazzi, amici chinai.

Posted in Pizi Wenxue.


[Shanghai +121] Swear

Pezzi
di strada, pezzi di bella città
Pezzi di marciapiedi,
pezzi di pubblicità
Pezzi di cuori, pezzi di fedi
Pezzi
di chilometri e pezzi di metri

Riprendo
la numerazione, in pieno delirio numerologico chinao.

Stamattina
sono entrato in un negozietto per comprarmi dei fazzoletti di carta.
A parte la figura di merda dovuta al fatto che mi sono fissato tre
minuti sullo scaffale degli assorbenti, perché mi sembravano
le tipiche confezioni cinesi dei fazzoletti di carta, con colori
fosforescenti, eccetera. La tipa allora mi guarda strano e io gli
faccio segno di soffiarmi con il naso, come per dire, “capito?”.
Lei fa Ohhhhh, e rapida mi volta le spalle.

Anche
io mi giro e nel movimento (marte in decima casa, terribile non solo
per questi effetti collaterali) faccio cadere più o meno
tutto. Mi scappa un tamade piuttosto sonoro. La tipa sbianca.
Tamade vuol dire più o meno de puta madre, oltre
a ricordarlo nel suono: ovviamente questo mi ha facilitato
l’immediato ricordo della parola. La tipa sconvolta tira fuori da
sotto il bancone i fazzoletti di carta, dentro una confezione con
Winnie The Pooh in copertina e me li passa, frettolosamente. Roba che
se fosse stata italiana si sarebbe fatta il segno della croce. Io
finisco di raccogliere noccioline, caramelle chewing gum e pago ed
esco, veloce.

A
Ly ho chiesto due cose, anzi tre: perché è così
difficile trovare fazzoletti di carta? Perché non ho mai visto
un cinese soffiarsi il naso? E infine: perché è
sbiancata quando ho detto la parolaccia?

Alle
prime due domande non ho ricevuto alcuna risposta che possa essere
spiegata a un umano. Il mio spirito di osservazione mi suggerisce
che, scracchiando in continuazione, i cinesi non abbiano bisogno di
soffiarsi il naso. I cinesi non lo ammetteranno mai, specie durante
questi tempi pre olimpici, così concentrati sulle buone
maniere. Sulla seconda invece mi ha detto che la parolaccia non è
per niente sdoganata in Cina: né in tv, né nei film, né
nella musica. Non si possono dire! Che du ball.

Anzi,
a quanto pare, ma lo leggerete su Corriere o Repubblica, una tizia
che ha sfanculato in tv il marito in un programma seriosissimo, è
stata addirittura protagonista di un libro di grande successo.

Poiché
prossima settimana sono invitato a cena dai suoi parenti, per la
Ennesima E Forse Finale – Nonché Risolutiva – Cena di Fine
delle Feste Per L’Anno Nuovo (che sembrano non finire mai in realtà:
ogni sera cene e botti a ripetizione: devono finire le scorte) mi ha
pregato di non farmi sfuggire nessuna parolaccia. Che già
hai la faccia da terrorista
. E’ bello avere amici cinesi.

Che
ridono quando ho lanciato la sfida di ping pong.

p.s.
10 euro sul Trap che in conferenza stampa come nuovo tecnico
dell’Irlanda si tazza una Guinness…:-) 

 

Posted in General.